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Komorebi, in giapponese, significa “luce che filtra tra le foglie degli alberi”.
Come il collettivo, la parola è composta da tre elementi: 木 ki, albero, 漏れ more, goccia e日 hi, sole. Il termine Komorebi indica un fenomeno fisico: i raggi che filtrano attraverso fronde molto spesse creano un gioco di luci e ombre che si riflettono sia a terra sia nello spazio tra la “cupola” chiusa dei rami e il suolo. La luce del sole così filtrata dai rami e direzionata su superfici bidimensionali, come il suolo, crea macchie di luci e ombre. Se poi i raggi del sole filtrati colpiscono dei volumi, come i fusti delle piante, l’aspetto tridimensionale viene accentuato con un effetto ottico di movimento. L’incontro tra luce e materia comporta sempre un’interazione. Da un lato le superfici riflettono, rifrangono, alterano la luce. Dall’altro, quando la luce colpisce i soggetti, agisce necessariamente su
di loro. Ma la parola Komorebi esprime anche uno stato d’animo: una sensazione
sfuggente, come la percezione tattile dell’iniziale bagliore dato dal contatto diretto tra retina e raggi del sole, un senso di sospensione e impermanenza, e di istintiva meraviglia.
Il collettivo nasce dall’incontro, avvenuto nel 2021 tra la regista e marionettista Mariasole Brusa (vincitrice del Bando College Teatro REGIA UNDER 35 Della Biennale di Venezia 2024 la cui opera GOLEM debutterà a giugno alla Biennale Teatro 2025), l’artista circense Erika Salamone (acrobata e marionettista) e il compositore Filippo Bonelli (musicista e artista visuale). Il progetto di ricerca condivisa prende vita dalla volontà di unire competenze trasversali creando opere ibride e capaci di parlare alla contemporaneità, con una poetica basata sull’approccio visuale alla drammaturgia: una drammaturgia per immagini in cui la narrazione si svolge attraverso metafore visive e analogie concrete e in
cui anche il panorama sonoro diventa elemento tangibile.
L' ibridazione tra teatro di figura, circo contemporaneo, arte visuale e composizione
musicale permette la sperimentazione di un linguaggio ibrido, intrinsecamente inclusivo, grazie all' approccio visuale e fortemente emotivo che permette di superare barriere linguistiche, culturali, cognitive.
Il rapporto di manipolazione reciproca e interdipendenza tra oggetto inanimato, corpo performante e oggetto sonoro è al centro della ricerca drammaturgica, artistica ed estetica e nutre anche la relazione con molte delle tematiche affrontate ovvero il confine tra l' io e l' altro da sé, il rapporto con l' ambiente, le possibilità e im-possibilità comunicative.
Il primo lavoro collettivo HAPPY B è stato presentato alla Città del Teatro di Cascina ed è risultato tra i finalisti del Premio Scenario Infanzia 2022 e ha vinto il premio Exposizioni per il Circo Contemporaneo del Teatro TeCa.
Attualmente il collettivo sta lavorando a una “Trilogia della Sfortuna”: il primo capitolo SPINNU_esprimi un desiderio, che ha vinto il bando SIAE "PERCHICREA" 2024, è stato prodotto dal teatro Ridotto di Bologna e ha debuttato nel 2024 al festival Internazionale Arrivano dal Mare di Ravenna.
